Terremoto: questa semplice parola può fare paura, tanta paura. Lo sanno bene dalle parti di Amatrice, a L’Aquila ed in tantissime altre città italiane. Quando la terra trema si pensa a mettere in salvo sé stessi ed i propri cari o le bestiole di casa. E poi? E poi si controllano i danni subiti dal proprio appartamento, quindi quelli che hanno cambiato il volto al paese e così via.
Dato che l’Italia è una terra ad altro rischio sismico, passata la paura, ci si pongono immancabilmente delle domande. Quali? Ad esempio perché non tutti gli edifici sono stati messi in sicurezza? Perché le nuove costruzioni non vengono realizzate secondo precisi criteri antisismici? Perché non ispirarsi alle soluzioni giapponesi in materia? “Stiamo lavorando per voi” risponderebbero probabilmente gli enti preposti.
Tornerebbe comunque utile a tal proposito capire anche quali siano le zone più pericolose della nazione, quelle insomma il cui una scossa potrebbe arrecare ingenti danni in termine di vite umane e di degrado architettonico. Vediamo allora di approfondire la questione.
Indice
Terremoto: attenzione alla classificazione sismica
Dato che il nostro paese viene spesso scosso, in tutti i sensi, dall’annuncio di devastanti terremoti, si è pensato di compilare una classificazione sismica del territorio. Tale provvedimento ha ovviamente lo scopo di tutelare la popolazione monitorando costantemente le zone critiche della nazione. In queste aree per altro si dovrebbe provvedere rapidamente a mettere in sicurezza edifici pubblici e privati.
La classificazione sismica si basa sulla rilevazione statistica degli episodi tellurici registrati in un dato territorio nonché sull’intensità dei fenomeni osservati. Il computo tiene conto tanto di eventi relativamente recenti quanto di accadimenti ormai lontani nel tempo. Si tratta insomma di una statistica davvero molto completa.
In passato, fino al 2003, si è pensato che fosse a tale scopo sufficiente individuare in Italia tre zone sismiche a diverso grado di rischio. Purtroppo le cose non stanno esattamente così. La storia ci ha messo davanti infatti alla necessità di pensare ad una classificazione più dettagliata. Ad oggi perciò nel nostro paese sono presenti quattro diverse zone sismiche. Poche? No, anzi!
La prima è sicuramente la più pericolosa, quella in cui l’incidenza di terremoti di notevole intensità è abbastanza alta. La seconda è un’area rischiosa, ma comunque di meno rispetto alla precedente. La zona 3 è quella in cui niente vieta che possa verificarsi un terremoto, ma che è in genere meno soggetta ad eventi sismici. La quarta infine è quella in cui il rischio di catastrofi è davvero molto ridotto. Inutile dire che purtroppo quest’ultima zona in Italia non è molto presente.
Come tutelarsi?
In caso di terremoto dobbiamo identificare prima di tutto i posti sicuri dentro e fuori casa, come ad esempio sotto i tavoli robusti, lontano da vetri e da mobili alti come librerie. Ci sono altri luoghi sicuri come il vano di una porta su muro portante o sotto una trave. Questi accorgimenti hanno senso se comunque ci troviamo in un edificio antisismico. Per sapere se il tuo edificio risponde alla normativa antisismica o se intendi adeguarlo utilizzando i contributi dei bonus fino al 90% ti consigliamo di leggere l’articolo “Bonus casa 2020: tutte le detrazioni …”
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A cosa serve la classificazione sismica?
La classificazione sismica non è una cosa fine a sé stessa. Grazie a questi criteri di valutazione ogni regione italiana è stata chiamata infatti a mappare il suo territorio. C’è da dire a tal proposito che i tecnici hanno in molti casi ottenuto la possibilità di discostarsi leggermente dal modello sopra illustrato. Qualcuno ha ad esempio preferito individuare delle zone a rischio 1/3. All’interno di ciascuna di esse ha poi individuato delle sottozone più o meno critiche. Altri hanno invece scelto di non allontanarsi più di tanto dal modello proposto. In ogni caso, per quanto riguarda il rischio terremoto e la zonazione del territorio, si è pensato di procedere secondo precise normative regionali, regolarmente registrate e rese pubbliche. Chiunque insomma potrebbe sapere su quale zona vive e lavora quotidianamente.
Sulla scorta di queste rilevazioni ogni costruttore dovrà adottare dei criteri edilizi ben definiti atti a prevenire disastri ed a mettere in salvo vite umane. Il settore, dal luglio del 2009, deve quindi fare riferimento a delle imprescindibili Norme Tecniche per le Costruzioni. Queste ultime stabiliscono a monte dettagli edili riguardanti la progettualità e la realizzazione di svariati edifici sismicamente sicuri. Ancora sulla base di queste normative, gli enti preposti potranno pianificare, gestire e controllare il territorio ed il suo sviluppo urbanistico. In qualche modo quindi il sistema ridurrà nel tempo l’incidenza di grossi disastri tellurici.
Terremoto in Italia: le aree a rischio
E veniamo adesso ad una macabra classifica, quella delle zone italiane a più alto rischio sismico. In assoluto le aree più pericolose del paese sono quelle a ridosso della dorsale appenninica. Il rischio si concentra soprattutto nella zona compresa tra l’Abruzzo e lo stretto di Messina. Proprio in queste aree, per altro parecchio popolose, si sono verificati negli anni disastri di enorme portata, eventi a dir poco drammatici. Se si considera che questa lingua di terra viene continuamente compressa dalla placca africana e dalla faglia euroasiatica, ciò non dovrebbe stupire più di tanto. Tra le città della dorsale appenninica ad oggi considerate più a rischio terremoto citiamo qui Benevento, Potenza, Reggio Calabria, Catania e Siracusa.
Non sono certo sicuri i territori del centro-nord anche se il pericolo sismico è qui lievemente inferiore rispetto a quelli del centro sud. A rischio sarebbero soprattutto le province umbre, toscane e friulane.
Anche se per sommi capi è questa la mappa delle zone più a sismiche d’Italia. Nelle aree critiche poi il maggior pericolo è rappresentato dai centri storici: qui gli edifici sono sicuramente costruiti senza tener conto delle moderne norme antisismiche. Un grosso rischio poi è rappresentato non soltanto dai criteri costruttivi in se
nso stretto, ma anche dall’assenza di valide vie di fuga o dalla popolosità della zona. In poche parole insomma l’Italia è un paese ad alto rischio sismico che solo adesso inizia ad adeguarsi alla situazione. Si tratta di un paradosso? Beh, sicuramente sì. L’importante è però porre presto rimedio, magari guardando a modelli urbani differenti dai nostri. Il Giappone, altro paese costantemente flagellato dai terremoti, ha in tal senso molto da insegnarci…
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